Per la prossima ricorrenza dell'inizio del nuovo anno e della celebrazione del S.Natale Ortodosso, ho l'onore di augurare, a nome del Gran Consiglio, del Consiglio Magistrale, del Consiglio dei Saggi e dei Cavalieri del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme *World Confederation* un prospero 2013 anno di Pace, Fratellanza e  Uguaglianza tra gli uomini di buona volontà di tutto il Mondo.


(L'Addetto stampa)
Prof. Dott. Aldo Colleoni

 

La Convenzione di Montevideo sui diritti e doveri degli Stati

La Convenzione di Montevideo sui diritti e doveri degli Stati è un trattato firmato a Montevideo (Uruguay) il 26 dicembre 1933 alla VII Conferenza internazionale degli Stati americani. A questa Conferenza, il Presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt e il Segretario di Stato Cordell Hull sottoscrissero quella che è comunemente nota come "Politica del buon vicinato" (Good Neighbor Policy), che impediva l'intervento delle forze armate statunitensi negli affari interni degli altri Stati americani. Questo fu il primo tentativo diplomatico teso ad invertire la rotta dell'espansione "imperialista statunitense", determinata dalle politiche portate avanti dal suo predecessore Theodore Roosevelt. La Convenzione fu firmata da 19 Stati (3 con riserva).
L'articolo n°1 è il più conosciuto, ed è quello che fissa quattro norme fondamentali per gli Stati firmatari, norme rilevanti ai fini dell'assunzione di personalità giuridica internazionale, ovvero la contestuale presenza di:
- Una popolazione permanente
- Un territorio definito
- Un potere di governo esclusivo
- La capacità di intrattenere rapporti con altri stati
Inoltre, il primo paragrafo del terzo articolo, dichiara esplicitamente che l'esistenza politica di uno Stato è indipendente dal riconoscimento degli altri Stati.
La Svizzera fa propri alcuni di questi principi, ma sancisce anche che "un entità politica non ha bisogno di essere riconosciuta per divenire uno stato, ne questo ha l' obbligo di riconoscerne un' altro. L' essere riconosciuto non è un requisito sufficiente per creare uno stato, ne l' assenza lo abolisce".

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Il principio di autodeterminazione dei popoli sancisce il diritto di un popolo sottoposto a dominazione straniera ad ottenere l'indipendenza, associarsi a un altro stato o comunque a poter scegliere autonomamente il proprio regime politico. Tale principio costituisce una norma di diritto internazionale generale cioè una norma che produce effetti giuridici (diritti ed obblighi) per tutta la Comunità degli Stati. Inoltre questo principio rappresenta anche una norma di jus cogens, cioè diritto inderogabile (Significa che esso è un principio supremo ed irrinunciabile del diritto internazionale, per cui non può essere derogato mediante convenzione internazionale). Come tutto il diritto internazionale, il diritto di autodeterminazione ratificato da leggi interne, per esempio la L.n.881/1977, esso vale come legge dello Stato che prevale sul diritto interno (Cass.pen. 21-3 1975).

Il diritto all'autodeterminazione è il riconoscimento della capacità di scelta autonoma ed indipendente dell'individuo. Compare come espressione durante gli anni delle lotte femministe.

Il movimento delle donne la coniò per significare il diritto di poter scegliere rispetto alle questioni della sessualità e della riproduzione. Rivendicare la totale autonomia della gestione del proprio corpo fu un punto di partenza, che portò a denunciare, ed in parte risolvere, le mille forme di violenza, coercizione e discriminazione subite dal genere femminile, per le errate norme di diritto del tempo e le dinamiche familiari soggette ad una struttura sociale di tipo patriarcale.

Originata da un'esigenza tutta individuale e sviluppatasi in una urgenza collettiva, questa prima formulazione rimase per anni ristretta al campo dei diritti civili e sociali delle donne, per poi arricchirsi di un ulteriore riferimento: il diritto all'autodeteminazione dei popoli.

L'espressione si traduce nel riconoscimento della capacità di scelta autonoma ed indipendente dei popoli poco rappresentativi, altrimenti detti "minoranze".

Tale diritto tutela la gestione autonoma della loro esistenza, salvaguarda la loro sopravvivenza, messa in pericolo dalle dinamiche di arricchimento della civiltà consumistica, e consente il dialogo tra culture diverse.

Voci correlate:

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Cosa è un Cavaliere

 

il Cavaliere

 

non cerca il Potere

ma occhi che vedano

le necessità e le sofferenze

 del prossimo

per cercare di alleviarle,

 

non cerca l’amore per sè stesso

ma per la  capacità di lenire il dolore

delle sorelle e dei fratelli

 più deboli e indifesi,

 

non cerca la felicità

per il solo piacere di averla

ma per donarla

 a chi rifiuta il mondo

perso nell’infelicità,

 

cerca la forza di vincere il male

per offrire coraggio ai disperati,

 

il suo cuore gioisce

ogni volta che può adoprarsi

per chi gli è accanto

 e gli tende la mano

in cerca di aiuto,

 

cerca di essere degno

 di perseguire la pace

 con la fermezza di intenti

sempre forte nel cuore

 e salda nel petto

 

il cavaliere

 non è la perfezione

ma colui che la ricerca,

forte della luce

che gli è stata trasmessa,

per farne dono all’umanità.

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MALTA

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